La Storia
All'inizio, nel 2006, siamo cinque famiglie che da qualche anno cercano di fare comunità, pur abitando ognuna nella propria casa, e ci piacerebbe vivere vicine.
Vorremmo rimanere a Fidenza perché ogni famiglia, a parte una, ha la sua vita qui, non solo lavorativa e scolastica per i figli, ma anche una vita sociale, politica e nel volontariato, perciò ci preme mantenere il radicamento in questo territorio.
La ricerca tra gli edifici esistenti non porta a soluzioni soddisfacenti, per cui decidiamo di seguire la strada del costruire da zero sulla base di criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Perciò, allarghiamo la voce ad altre famiglie. Parte così il passaparola tra associazioni, gruppi di acquisto solidale e altre organizzazioni di cui facciamo parte.
Al primo incontro si presentano 25 famiglie e inizia un percorso di reciproca conoscenza anche con l'aiuto di Lucio e Roberta, una delle 25 famiglie, che hanno una formazione nella conduzione di gruppi attraverso tecniche di teatro e soluzione nonviolenta dei conflitti.
Un gruppo elabora un questionario per raccogliere i bisogni, per cui avviene una prima autoselezione, ad esempio, tra chi preferisce vivere in campagna e chi in città.
Siamo rimasti una quindicina di famiglie che hanno scelto la città e, dal 2007 al 2010 abbiamo costruito il gruppo, sempre con l’aiuto dei nostri facilitatori, approfondendo le relazioni e condividendo il sogno, fino a stilare una Carta d'Intenti.
Nel percorso ci sono stati avvicendamenti di famiglie, ma sempre per autoselezione.
Abbiamo scelto la progettazione partecipata e abbiamo trovato un costruttore che ha accolto le nostre richieste: il progettista e direttore dei lavori doveva essere Luca, architetto e abitante, dovevamo essere coinvolti nella scelta delle imprese esecutrici, dei materiali e di ogni altra decisione. Non è così che succede normalmente, ma abbiamo vinto la scommessa; d'altra parte il costruttore aveva già venduto tutto sulla carta…!
Dai dati dei questionari, hanno preso forma gli appartamenti, ognuno diverso a seconda delle esigenze abitative ed economiche degli abitanti e il loro funzionamento tecnico e sociale.
Sì, anche sociale, perché il processo di progettazione partecipata, oltre ad ampliare il senso comunitario, ha portato i cohousers a confrontarsi nell'ottica win-win: se si trova un accordo, si vince tutti.
La casa ecologica ha così smesso di essere un fine ed è diventata un mezzo per instaurare relazioni sane e durature.
Fin da subito abbiamo condiviso la decisione che Ecosol sarebbe stato un cohousing: ci sarebbe stato un appartamento che abbiamo definito 'sociale' destinato all’accoglienza temporanea di situazioni di bisogno in collaborazione col Servizio Pubblico e spazi e servizi condivisi. Per decidere quali spazi comuni, abbiamo fissato un costo massimo al mq. E abbiamo perciò stilato una graduatoria tra i desiderata espressi da ogni famiglia nel questionario citato. Abbiamo rinunciato, senza troppa sofferenza, a palestra, piscina, officina comune e altro... Ci siamo divisi in gruppi di lavoro con il compito di: elaborare il progetto di accoglienza, seguire la progettazione degli impianti e occuparsi delle relazioni interne, assemblee e processi decisionali.
Alla fine del 2011 inizia la costruzione e procede fino a quando, nel 2013 la Cooperativa costruttrice inizia una procedura fallimentare. Questo ci ha compattato e ci ha dato l’energia per riuscire a completare i lavori con minime perdite.
Nel frattempo, abbiamo anche provveduto a l'autocostruzione, in paglia, il salone comune che oggi ospita pranzi, feste, attività varie, riunioni di associazioni locali, studenti universitari e scolaresche in visita – che ha svolto la sua funzione ben prima del suo effettivo utilizzo, quando ci siamo trovati fianco a fianco nel realizzarlo insieme.
Nel percorso, abbiamo anche perso un compagno di viaggio, Guido, che ci ha lasciato. Ma Guido è ben presente in Ecosol e lo sarà sempre perché ha voluto lasciarci il suo appartamento e i suoi eredi, molto generosamente, hanno condiviso la sua volontà. Così abbiamo costituito l’associazione di volontariato Ecosol che è diventata proprietaria dell’appartamento di Guido la cui vendita ha consentito
all'associazione di acquistare l'appartamento 'sociale' che è così diventato "Casa di Guido".
Abbiamo rogitato il 30 luglio 2014 anche se la prima famiglia era entrata, data la situazione, in marzo 2013, seguita da tutte le altre nel corso dello stesso anno.
INHABIT è un video prodotto col finanziamento della Regione Emilia Romagna da Gianluca Meassi, da un'idea di MatteoManghi e Silvia Sitton, rispettivamente regista e autrice, montaggio a cura di Marco Barbieri e Stefano Vantin, nel 2018, racconta Ecosol, nei suoi vari aspetti e anche un po' di storia, con il commento di Jacopo Gresleri, esperto di cohousing.